20 Nov Agnello di Sardegna IGP: il risultato dell’innovazione della pastorizia tradizionale.
I Pastori Sardi praticano una delle arti più antiche dell’uomo: si prendono cura degli animali sotto la loro tutela e del loro territorio, portando avanti una tradizione millenaria, quella che ha portato alla nascita del marchio Agnello di Sardegna IGP.
Nel corso degli anni la pastorizia sarda è stata attraversata da profondi cambiamenti strutturali, passando da un allevamento tradizionale caratterizzato dal pascolo allo stato brado e lunghe transumanze fuori casa, ad un allevamento estensivo e multifunzionale. Lo spirito di adattamento ha permesso di garantire nel tempo la preservazione di paesaggi, della biodiversità ambientale e la tutela del benessere animale e sociale.
Insomma, il pastoralismo prova la sua importanza, non solo per il valore storico ed economico, ma anche per il contributo alla sostenibilità a 360°.
Una filiera moderna altamente qualificata e certificata
La Sardegna detiene il sistema pastorale più importante d’Italia con il 40% dell’intero patrimonio ovicaprino nazionale; questo perché, come accennato in precedenza, il pastoralismo nell’isola è anche un tratto culturale identitario, che mette in connessione l’ambiente con le persone che la vivono.
È proprio per garantire il legame con il territorio ed il rispetto per l’ambiente, che il Consorzio ConTas ha individuato delle modalità di produzione idonee, specificandole nel proprio disciplinare di produzione: gli agnelli vengono “allevati allo stato brado in un ambiente del tutto naturale, nutriti con latte materno e alimenti naturali ed essenze spontanee caratteristiche dell’isola di Sardegna.”
In virtù di questo è stata riconosciuta alla filiera la certificazione a Indicazione Geografica Protetta (IGP). L’acquisto dell’Agnello di Sardegna IGP protegge infatti la tipicità produttiva dei territori che, con la sua artigianalità, si oppongono alle produzioni di massa non rispettose degli animali e del territorio.
Agnello di Sardegna IGP si prende cura dell’ambiente
Tra le attività più utili a preservare il territorio, va presa in considerazione la pratica della transumanza, che prevede lo spostamento delle greggi insieme al pastore per trovare ed utilizzare al meglio le risorse naturali, permettendo che queste si rigenereranno nei periodi di assenza dal territorio originario.
In passato i pastori transumanti passavano lunghi periodi lontani dai centri abitati, poiché i terreni più vicini al comune erano adibiti all’agricoltura. Nel tempo, questa attività è diventata un punto di riferimento anche per l’eredità artistica e culturale; poiché il pastore, con molta abilità, riusciva a fabbricare oggetti di vario tipo e produrre formaggi, utili al sostentamento nei lunghi periodi di lontananza dal centro abitato.
Con la Legge “Marzi-Cipolla” del 1972 lo Stato garantì ai pastori dei fondi con cui ebbero la possibilità di comprare numerosi terreni. Questo determinò un cambiamento nel sistema produttivo, permettendo ai pastori di essere più stanziali, oltre ad avere la possibilità di creare strutture idonee al ricovero degli animali e a garantirgli maggior benessere.
Lentamente venne meno la pratica della transumanza e oggi questa pratica, in quanto insieme di saperi e pratiche antiche, ha un significato diverso. Conserva lo spirito e l’anima di questa tecnica: alcuni allevatori sardi, specialmente nel centro Sardegna, continuano a muoversi insieme ai greggi, ma in maniera diversa. Ciò che ha subito un cambiamento maggiore sono le distanze, il tempo e le modalità di spostamento che il pastore deve affrontare, essendo ormai nettamente semplificate rispetto al passato. Negli ultimi anni, il progressivo “ritorno alla natura” che è avvenuto a livello culturale, ha riconosciuto e premiato anche la pastorizia, tanto da premiare l’attività di transumanza, quale Patrimonio Unesco nel 2019.
A sostegno delle pratiche più tradizionali, il Consorzio ConTas ha affiancato numerose collaborazioni scientifiche per rendere la filiera un esempio virtuoso di produzione sostenibile.
Esempio di questo è la partecipazione ai progetti Life Green Sheep, TechCare e oltre che allo studio effettuato da BS Green e il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, che hanno valutato e certificato Agnello di Sardegna IGP come un prodotto 100% sostenibile.
Questi importanti traguardi sono un’ulteriore conferma dell’impegno del consorzio e degli allevatori per dare valore al lavoro e all’ambiente della Sardegna.
In conclusione, si può affermare che, per quanto antica come pratica, il pastoralismo in Sardegna è in continua evoluzione, ed è mediante questi cambiamenti che si garantisce la qualità dei suoi prodotti a tutela del consumatore.
Il marchio Agnello di Sardegna IGP è da sempre attento alla sostenibilità ambientale, alla tutela delle tradizioni e alla cura di una filiera importante per l’identità dell’isola, che punta ad essere un esempio di virtuoso anche in ambito nazionale ed europeo; sono proprio queste le caratteristiche che lo contraddistinguono e lo fanno apprezzare anche nei mercati esteri.
FONTE: